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Peste Suina Africana

Il 19 dicembre 2018 si è svolta a Bruxelles la Conferenza Ministeriale sul tema “Eradicazione della PSA in Europa “nel corso della quale è stata sottolineata l’importanza elaborare una strategia comune per una gestione, efficace e a lungo termine, della popolazione dei cinghiali. “In diverse regioni d’Europa la popolazione di cinghiali si è sviluppata in modo incontrollato, questo ha un ruolo importante nella diffusione e persistenza della malattia” come dichiarato dal Commissario europeo alla Salute Vytenis Andriukaitis. Pertanto si esortano tutti i paesi membri a favorire la collaborazione tra agricoltori, ambientalisti e cacciatori, al fine di mettere sotto controllo la proliferazione dei suini selvatici.

All’indomani della Conferenza di Bruxelles, la Direzione generale della Sanità Animale ha riunito i massimi esperti nazionali in tema di Peste Suina Africana, per la messa a punto di un piano di sorveglianza su tutto il territorio nazionale e per l’adozione del nuovo piano di eradicazione della malattia in Sardegna, dove la malattia è presente sin dal 1978, senza mai varcare i confini dell’Italia continentale.

Per prevenire la diffusione del virus, il Ministero della Salute invita a rispettare le seguenti precauzioni:

– non portare in Italia, dalle zone infette comunitarie, prodotti a base di carne suina o di cinghiale (come carne fresca e carne surgelata, salsicce, prosciutti, lardo, salvo che i prodotti non siano etichettati con bollo sanitario ovale);
– non portare in Italia prodotti a base di carne suina o di cinghiale, freschi o surgelati, salsicce, prosciutti, lardo da Paesi extra-europei;
– smaltire i rifiuti alimentari, di qualunque tipologia, in contenitori idonei e non somministrarli per nessuna ragione ai suini domestici;
– non lasciare rifiuti alimentari in aree accessibili ai cinghiali;
– informare tempestivamente i servizi veterinari del ritrovamento di un cinghiale selvatico morto.

Per i cacciatori:
– pulire e disinfettare le attrezzature, i vestiti, i veicoli e i trofei prima di lasciare l’area di caccia;
– eviscerare i cinghiali abbattuti solo nelle strutture designate;
– evitare i contatti con maiali domestici dopo aver cacciato.

Per gli allevatori:
– rispettare le norme di biosicurezza, in particolare cambiare abbigliamento e calzature quando si entra o si esce dall’allevamento;
– scongiurare i contatti anche indiretti con cinghiali o maiali di altri allevamenti;
– notificare tempestivamente ai servizi veterinari sintomi riferibili alla Psa ed episodi di mortalità anomala tra gli animali.

Fonte : Ministero della Salute

L’EFSA ha pubblicato un nuovo rapporto in cui valuta l’efficacia di possibili misure sanitarie da adottare in caso di riscontro di PSA in aree precedentemente indenni da malattia o molto distanti da quelle colpite.

Lo studio si avvale di modelli di tipo epidemiologico predittivo per valutare le misure più idonee per la prevenzione.

Le conclusioni dello studio indicano che la tempestività della diagnosi e l’applicazione di misure quali la rapida rimozione delle carcasse e la caccia intensiva nelle zone circostanti appositamente designate, aumentano la probabilità di eradicazione.

Si sono altresì valutati i picchi stagionali sia su animali positivi che rinvenuti morti: sono stati registrati picchi sia in estate che in inverno per i cinghiali, esclusivamente in estate per i suini domestici.

Alla luce della preoccupante progressione della Peste Suina Africana (PSA) in Europa, il Ministero della salute ha  incontrato le Associazioni di categoria della filiera suinicola  ed ha presentato le seguenti linee di intervento:

– promuovere una campagna informativa per accrescere la consapevolezza degli operatori
– adottare un piano di incremento della sorveglianza attiva e passiva sui cinghiali selvatici
– rafforzare la biosicurezza nelle aziende suine
– implementare i controlli  sulle carni e sui suini vivi provenienti dalle aree a rischio
– elaborare piani preventivi di diradamento dei cinghiali selvatici (contenimento).

La malattia, letale per suini e cinghiali, ma del tutto innocua per la salute umana, ha fatto registrare, infatti, nei giorni scorsi un allarmante salto verso occidente con focolai confermati nei cinghiali selvatici a sud del Belgio.

Gli esperti del Centro di Referenza Nazionale per le malattie da Pestivirus e da Asfivirus hanno altresì tracciato un puntuale quadro epidemiologico della malattia, dalla sua scoperta in Angola nel 1921 alla  sua successiva diffusione attraverso il Caucaso, sino a raggiungere  l’est  Europeo e l’Estremo Oriente.  

Infine, è stata formulata l’ipotesi che la malattia sia giunta in Belgio dalle aree infette dell’Est Europa veicolata da un mezzo di trasporto che ha diffuso come un vettore passivo il virus ai cinghiali. Di qui la necessità di campagne informative mirate , accolte con favore dai rappresentati delle Associazioni di categoria presenti all’incontro,   che mettano in guardia soprattutto trasportatori, allevatori, agricoltori e cacciatori, ma anche semplici consumatori, da comportamenti a rischio di veicolare il contagio.

In conclusione il Ministero ha ricordato di aver svolto recentemente la simulazione di gestione di una situazione di crisi e si è reso disponibile a ripetere il test nell’immediato.

Fonte : Ministero della Salute

Il virus della Peste Suina Africana, dopo essersi diffuso ai Paesi dell’ Est Europeo, è stato isolato recentemente anche  in Europa occidentale, in due cinghiali trovati morti in Belgio nel comune di Etalle, a pochi Km dal confine con Francia e Lussemburgo.

In seguito a ciò, il Belgio ha predisposto  opportune misure sanitarie onde evitare l’estendersi della malattia agli animali allevati. Gli allevamenti suinicoli infatti risultano ad oggi  “indenni dalla malattia”.

Allo stesso modo la Francia e il Lussemburgo hanno chiesto misure di protezione allertando i propri servizi di Sicurezza alimentare ed i Ministeri competenti.

L’espansione dell’epidemia di Peste Suina Africana sta provocando grossa apprensione in tutta l’Unione Europea.
La preoccupazione maggiore è che il virus possa arrivare in Germania che è attualmente il primo produttore di carne suina di tutta l’Unione Europea e il quarto a livello  mondiale.

Anche l’Italia teme il rischio di diffusione: il nostro Paese importa dal Belgio suini vivi  e carni fresche e lavorate per un valore di oltre 52 milioni , in crescita nel 2017 del 4% rispetto all’anno precedente.
Nella nostra Nazione la PSA è endemica in Sardegna. La Regione lotta contro tale virus da circa 40 anni e rappresenterebbe una vanificazione di tanti sforzi profusi per debellarlo , acquisire il virus dall’Estero.

In tale ottica il Ministero della Salute ha emesso una specifica nota informativa , richiamando l’attenzione sulle attività di vigilanza veterinaria da sostenere presso i macelli, gli allevamenti, le zone  dove si svolge attività venatoria dei cinghiali e gli uffici preposti ai controlli transfrontalieri.
“Ogni caso sospetto di malattia va tempestivamente notificato al Servizio Veterinario competente per territorio che adotterà le misure operative necessarie come previsto dal Piano nazionale delle emergenze epidemiche“.

 

Nel corso del 2018 si sta assistendo ad una  notevole espansione dell’epidemia di Peste suina africana nei territori dell’est Europeo , sia nella popolazione suina selvatica che in quella domestica (principalmente allevamenti rurali).

Caratteristiche della malattia: la Peste suina Africana (PSA) è una malattia altamente contagiosa che colpisce i suidi  (domestici e selvatici)  ad esito per lo più infausto, caratterizzata da lesioni emorragiche della cute e dei parenchimi. Il contagio avviene per contatto con soggetti infetti o con materiale infetto, ingestione di alimenti contaminati, attraverso la puntura di una zecca.

Non esistono vaccini né cure e pertanto  la malattia ha gravi conseguenze socio-economiche nei Paesi in cui si diffonde. Tale patologia non si trasmette all’uomo.

Di seguito: un breve documentario di animazione con finalità esplicativa (fonte EFSA).

Situazione Epidemiologica in Europa: attualmente i focolai confermati nei territori dell’Europa dell’ est coinvolgono oltre 574 suini domestici ed circa 3300 cinghiali selvatici. I paesi interessati sono: Ungheria, Polonia, Federazione Russa, Lituania, Lettonia, Repubblica Ceca, Romania, Ucraina, Moldavia. In Romania ad esempio sono 700 i focolai segnalati nelle ultime settimane; l’infezione si sta diffondendo salendo dal delta del Danubio e scendendo dalla Transilvania.

Grande rilevanza va attribuita al ruolo dei cinghiali, fonte di contagio per gli allevamenti domestici e per la popolazione dei selvatici.

La Danimarca per preservare la popolazione autoctona di circa 20 milioni di suini ha intenzione di costruire un muro di contenimento anti-cinghiale al confine con la Germania, soluzione prevista anche dalla Bulgaria nei confronti della Romania. Tuttavia, gli esperti locali non ritengano sia una valida soluzione.

Situazione Epidemiologica in Italia : In Italia  tale patologia  è presente in Sardegna. La Regione è impegnata da anni in un piano di eradicazione che sta dando ottimi risultati. Il Ministro della salute Grillo in una nota al Commissario europeo alla Salute e sicurezza alimentare Vynetis Andriukaitis afferma infatti: “l’eradicazione è come mai prima d’ora a portata di mano ed è un mio preciso impegno ottenere questo importante risultato”.

La valutazione dei risultati raggiunti ha portato lo stesso Commissario europeo alla Salute e sicurezza alimentare a chiedere un intervento di supporto all’Istituto Zooprofilattico della Sardegna per collaborare alla gestione dei focolai che attualmente si stanno diffondendo.

Di recente la FAO  ha segnalato la comparsa di casi di malattia  per la prima volta anche in Cina , probabilmente insorti in seguito alle importazioni di prodotti alimentari contaminati o di suini vivi.

Per controllare la diffusione della malattia il governo della Repubblica popolare Cinese ha già provveduto all’abbattimento di più di 24.000 suini in solo 4 province.

Da sottolineare che la Cina è  uno dei principali paesi produttori di carne suina con circa la metà della popolazione mondiale di capi (500 milioni). Pertanto la  diffusione dell’epidemia rappresenterebbe un serio rischio per l’economia del Paese Asiatico.

La FAO collabora con il Ministero dell’Agricoltura e degli Affari Rurali Cinese per l’elaborazione di un Piano di emergenza contro la Peste suina Africana e lo sviluppo di specifiche capacità diagnostiche.

“Le Epidemie come queste sono importanti  promemoria per tutti noi che dobbiamo lavorare insieme in uno sforzo multilaterale e integrativo per prevenire e rispondere alle epidemie di malattie animali perché queste non conoscono confini “.  (Kundhavi Kadiresan  – vice direttore Generale FAO e rappresentante regionale per l’Asia e il Pacifico).