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L’OMS diffonde l’elenco delle malattie infettive identificate dal progetto R & D Blueprint,

prevedendo una strategia globale e un piano di preparazione basato sulla rapida attivazione delle funzioni di ricerca e sviluppo durante le epidemie. Ciò allo scopo di accelerare la disponibilità di tests, vaccini e farmaci per la salvaguardia delle vite umane e per la prevenzione delle crisi su vasta scala.

Dato di singolare interesse, è che nell’elenco figuri anche una “malattia X”, ovvero una patologia causata da un agente attualmente sconosciuto ,che potrebbe, tuttavia, essere responsabile di una grave epidemia e per il quale verrebbero messe in atto ugualmente apposite sinergie di ricerca per fronteggiarlo .

Le malattie prioritarie individuate in elenco, sono le seguenti:

  • Febbre emorragica della Crimea – Congo,
  • Malattia del virus Ebola e malattia del virus Marburg,
  • Febbre di Lassa,
  • Sindrome respiratoria del Medio Oriente (MERS-CoV) e sindrome respiratoria acuta grave (SARS),
  • malattie da Nipah e henipavirus,
  • Rift Valley fever (RVF),
  • Zika,
  • Malattia X.

Tutto è cominciato con l’epidemia da malattia da virus Ebola in Africa occidentale, per la quale si sono mobilitati in tanti , alla ricerca di tecnologie mediche atte ad affrontare la situazione e salvare vite umane. Alcuni di questi sforzi hanno portato risultati positivi , come la preparazione del vaccino VSV-EBOV, che finora ha dimostrato di essere molto efficace , altri invece hanno mostrato grandi lacune .

La Blueprint ha sviluppato un piano che fa appunto leva sui successi e soprattutto affronta le lacune in modo che la prossima volta il mondo possa essere preparato. Tale piano di ricerca e sviluppo funziona sulla base di malattie prioritarie identificate, per ciascuna delle quali viene prevista una tabella di marcia seguita da profili di prodotto target.

Il primo elenco delle malattie infettive “prioritarie” è stato sviluppato e pubblicato già nel 2015, quello che oggi è reso disponibile ne rappresenta la seconda versione.

Nell’elaborazione / aggiornamento dell’elenco, sono state prese in considerazione anche patologie aggiuntive che, secondo l’OMS, potrebbero rappresentare un importante rischio per la salute pubblica, ma che tuttavia richiedono ancora ulteriori ricerche e approfondimenti.

Alcune malattie, inoltre, sono risultate al di fuori dell’attuale progetto perché già oggetto di R & D (dengue, febbre gialla, tubercolosi, vaiolo, colera, leishmaniosi, virus del Nilo occidentale, peste…). Si tratta di patologie che continuano a porre gravi problemi di salute pubblica e che richiedono ulteriori studi di ricerca attraverso le principali iniziative di controllo delle malattie esistenti, con relativi flussi di finanziamento esistenti o percorsi normativi consolidati per interventi migliorativi ( per es. affinare le tecniche diagnostiche, creare nuove tipologie vaccinali).

In sede di coalizione Blueprint, è stato discusso anche l’impatto dell’ambiente sulle malattie e la tipologia delle popolazioni colpite (rifugiati, alle popolazioni sfollate, alle vittime di disastri ), considerando il potenziale ruolo che questi elementi possono avere nel determinare la comparsa di emergenze sanitarie, sottolineando la possibilità che tali fattori entrino a far parte delle recensioni future.

Nell’ottica del principio “ One Health “, è stato effettuato un processo di prioritizzazione parallelo per la salute degli animali, mettendo in evidenza che sostenere la ricerca e lo sviluppo per prevenire e controllare le malattie degli animali riduce al minimo i contagi e migliora la sicurezza alimentare .

Non è stata tralasciata infine la questione dell’antibiotico resistenza, problematica verso la quale oggi sono tesi sforzi e iniziative internazionali. Il pericolo è che possa venire selezionato in futuro un agente patogeno resistente cui si darà priorità: la malattia X ?

 

List of Blueprint priority diseases

In seguito alla comparsa di un focolaio di carbonchio ematico su un pascolo dell’altopiano del Laceno nel comune di Bagnoli Irpino –  provincia di Avellino – la Regione Campania ha decretato l’ obbligo di vaccinazione anticarbonchiosa sul territorio del suddetto comune .

La campagna vaccinale avrà durata di cinque anni interessando tutto il bestiame recettivo (ovini, bovini, caprini ed equini), sia allevato sul territorio, sia  movimentato verso lo stesso per motivi di pascolo.

Il piano risponde alle esigenze di tutela del patrimonio zootecnico e, trattandosi di zoonosi, anche di salvaguardia della salute umana.

Il vaccino è disponibile presso l’IZSM – Portici – Napoli.

Decreto Dirigenziale n.18 del 19/01/2018

Il 4 Dicembre 2017 il Ministero della Salute ha comunicato all’OIE la presenza, in un allevamento ovino di Trapani, del sierotipo 3 della Blue tongue (BTV-3).

Il BTV-3 non era mai stato segnalato in Europa in epoca recente a differenza degli altri sierotipi come il BTV-1, 2, 4, 8, 9 e 16 che si sono susseguiti  nel nostro Paese e nel continente Europeo , provocando gravi epidemie nel bestiame e importanti perdite economiche nel comparto zootecnico. In Campania i sierotipi presenti sono : BTV -1, 4, 16.

L’isolamento è stato effettuato presso i laboratori di Virologia dell’IZSAM ( centro di Referenza Italiano per la malattia ) in collaborazione con il nuovo “Centro di Referenza Nazionale per Sequenze Genomiche di microrganismi patogeni: banca dati e analisi di bioinformatica”, di recente istituzione presso l’IZSAM .

La tempestiva diagnosi della malattia è stata possibile anche grazie alle attività che i ricercatori dell’IZSAM conducono in nord Africa, regione che rappresenta l’origine principale dei virus della blue tongue per il nostro Paese e per l’intera Europa.

La collaborazione con gli Enti di Ricerca dei Paesi africani (Institut de la Recherche Vétérinaire de Tunisie) ha consentito già nel Novembre del 2016, all’IZSAM,  di segnalare (https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/28299883) la presenza dello stesso virus in Tunisia, in un’area prossima alle coste siciliane, dimostrando la circolazione di due diverse varianti del virus nel Paese nordafricano.

I ricercatori in IZSAM erano quindi consapevoli che il BTV-3 sarebbe arrivato nel nostro Paese, così come accaduto in passato con alcuni degli altri sierotipi provenienti dal nord Africa.